martedì 6 maggio 2008

Il riso di tutti in crisi



di Marta Moriconi


Il clima è impazzito, i prezzi impazzano, le banche impazziscono. Ebbene si, è pazzesco. E’ pazzesco che alla crisi energetica come insufficienza di petrolio e degli altri idrocarburi, si sia affiancata quella ecologica planetaria, ormai incombente e legata ai nostri consumi, senza dimenticare quella dei mutui che ci sta investendo dall’America con furore e… orrore. Non ultima quella alimentare che rende le nostre tasche praticamente bucate. A nulla aiutano i dati Istat che ci avvertono della crescita degli stipendi, quando insieme a loro crescono anche i prezzi al consumo. Molte riviste titolano “Il petrolio potrebbe finire”, “Le metropoli sono più inquinate di quello che ci dicono”, “La costante immissione di anidride carbonica nell’atmosfera sta uccidendo il pianeta”, “E’ recessione”, “Le banche piangono”, “Attenti alla crisi globale”. E così via.
Ma quali sono i modi per salvare la Terra? Le agenzie Onu riunite a Berna hanno pensato ad una Task force per frenare il caro riso (e quello dei cereali) e quindi tutti i Paesi in via di sviluppo -ma anche noi- dal disastro.
La recente riunione del World Economic Forum svoltasi a Davos dal 23 al 28 gennaio ha cercato di offrire delle risposte all’allarme, ma il silenzio di tanti esperti è stato assordante. Nulla si è detto e si dice sulle causa di fondo del disastro incombente. Insomma, per tutti è meglio non parlare della sproporzionata domanda di fabbisogno energetico rispetto alla popolazione e del bisogno di resettare l’intero sistema di utilizzo dei beni e prodotti agroalimentari.Quando però la cuccagna finisce, si da il caso che si dovrebbe iniziare a raffrontarsi con la realtà e con quello che ad essa necessita. Le crescenti tensioni sociali e internazionali su questi temi appaiono non bastare ancora ai potenti della Terra per decidere di passare dai convegni e dalle riunioni sulle ragioni del male che ci affligge, a progetti e cure per gli stessi.
Al pianeta serve un “Grillo dell’anti-crisi”: perché, ad esempio, i giornali non riferiscono e informano meglio che, nel solo in Nebraska, sono stati seminati 405000 ettari in più di mais e lo stesso Stato si vanta che produrrà 10 miliardi di litri di etanolo. Negli Stati Uniti, lo scorso anno, il 20% di tutto il mais è stato utilizzato per produrre etanolo. Quanto è? Soltanto il 2% di quanto usato dalle autovetture. E’ arrivato il tempo degli “agrocarburanti”. Necessita una scala di cambiamenti ma se questa colpisce in maniera lesiva i mercati di potere preesistenti, ecco che la scala si fa in salita. In netta salita. Il mondo è al collasso. Cosa aspettiamo? Le forniture globali di grano sono al minimo storico e non siamo in un periodo di guerra. La produzione attuale di cibo e l’andamento ambientale sono in crisi.
Ci appelliamo ai nostri governanti perché l’Italia, il Paese della pizza e degli spaghetti, il Paese della canzone “O sole mio”, il Paese di scienziati Premio Nobel, sia in prima linea contro l’indifferenza degli Stati più grandi. E che agisca velocemente, come già ha saputo fare per ottenere una moratoria della pena di morte. Anche mangiare, riscaldarsi, avere una casa, mettere i propri risparmi da parte sono diritti. Diritti dell’umanità. E doveri umanitari.