martedì 4 marzo 2008

L'accidia





di Gianbattista Tagliani

Nella prima serata di ieri, gli spagnoli hanno potuto assistere al secondo ed ultimo dibattito tv tra i due sfidanti alle elezioni politiche spagnole di domenica prossima. (da Corriere TV) Josè luis Zapatero, premier uscente sembra essere uscito vincitore dal confronto con il leader moderato Rajoy ed aver rafforzato la proprie chances di rimanere l'inquilino della Moncloa.
Quasi in contemporanea due illustri giornalisti italiani, e conduttori dei due principali talk show, spesso dedicati al tema politico del giorno, Bruno Vespa ed Enrico Mentana, erano gli ospiti della trasmissione "8 e mezzo" in onda su La7. I due anchorman conversavano amabilmente, senza nascondere un certo sarcasmo, su quanto il mezzo televisivo proporrà all'elettorato nel corso dell'imminente campagna elettorale. Vespa, tradizionalmente riconosciuto come più istituzionale rilevava lo scarso interesse, per non dire manifesta ostilità dei due principali competitori a confrontarsi in video con i loro ex alleati, Casini e Bertinotti, oggi loro avversari nella corsa a Palazzo Chigi. Nè Veltroni, tantomeno Berlusconi sono disposti ad affrontare domande scomode o peggio ancora, attacchi diretti sulle scelte politiche che hanno portato entrambi alla diaspora da una parte del proprio elettorato di riferimento.
In Spagna, il leader conservatore Rajoy invece incalzava Zapatero per aver mentito al popolo iberico, negando prima, ed ammettendo in un secondo momento, i colloqui con l'ETA. Il tono di Rajoy e lo sguardo fisso negli occhi del rivale hanno comunicato molto. L'ascoltatore medio ha avuto a disposizione parole, immagini, espressioni e toni, per poter meglio determinare la propria intenzione di voto.
In Italia invece si continuava a ridacchiare dell'indisponibilità ed a questo punto anche impreparazione dei nostri politici ad affrontare un confronto a viso aperto. Mentana, più giovane di Vespa ma soprattutto espressione dell'industria privata dell'editoria rivendicava il diritto dei colleghi giornalisti a domandare od incalzare.
Ma se questa libertà fosse loro accordata a cosa dovremmo assistere?
Come possiamo immaginare di attendere una risposta da chi si propone (da uno schieramento all'altro) come principe dell'accidia? Oramai il commento più diffuso sulla politica italiana è che sono tutti complici in questo teatrino del non decidere.
L'elettorato italiano merita rispetto, perchè non si compone di pecore o numeri. Sono persone che pensano e decidono. Sia la classe politica che progressivamente ha deleggittimato la sovranità popolare con accordi trasversali o similia, sia i colleghi giornalisti che arroccati nei loro castelli dove solo loro sanno quello che davvero succede, stanno scivolando pericolosamente verso un'autoreferenzialià che assume i contorni del grottesco.
Ma c'è davvero qualcuno che crede che se potessero, Vespa e Mentana, avrebbero davvero qualcosa da chiedere che possa interessare chi li ascolta e non saziare la vanità di chi porge il micorfono solo per fare notizia e non per informare?
ad maiora