mercoledì 16 aprile 2008

Caro Walter

di Clemencia Cibelli

Mi permetto di rivolgermi a Lei chiamandola per nome, meno istituzionale, meno freddo, e più amichevole, potrei esserLe per età, quasi mamma.

La conosco e l'apprezzo da molti anni, come autore, come africanofilo, come persona.

Come politico , meno.

Oggi Lei ci lascia in una Nazione monocromatica, il che non fa bene a nessuno, né ai vinti né ai vincitori.

Regola base di una democrazia matura è avere un governo forte con un opposizione forte e costruttiva.

Il che non vuole dire contrapposizione ottusa, ma propositiva alla ricerca di un bene comune.

Ma come può avere pensate Egregio Onorevole che in Italia si potesse pensare ad una società priva della sinistra, concetto che è insito proprio nella fisicità dell'Uomo?

A sinistra sta il cuore, l'organo preposto a pulsioni ed emotività, alla circolazione del sangue, alla vita.

Se si ferma il cuore non funziona più la macchina corporea, c'è la morte, o la vita apparente legata ad una macchina esterna..

Quando Lei ha dichiarato io vado da solo, ha pugnalato il cuore degli italiani.

La nostra storia è fatta di contrapposizioni, Roma/Lazio, Juve/Torino, Milan/Inter.

Campanile contro campanile. Contrada contro contrada

Fine.

La palude stagnante ci avvolgerà per i prossimi cinque anni, la destra non crescerà ,e se la sinistra avrà ancora la forza di farlo, lo farà con metodi arcaici e non democratici, nel frattempo, peccato, celebreremo le esequie di una Nazione che era un esempio per inventiva, produttività, cultura.

Peccato avere messo a riposo cervelli come Fausto Bertinotti, Gennaro Migliore, Diliberto, giovani o meno giovani, certo tutti impegnati in un credo, più o meno attuabile, ma appassionato, migliorare l'Italia.